Da sempre fedele al motore rotativo Wankel, Mazda ha recentemente proposto tale soluzione propulsiva anche in una versione ibrida ricaricabile realizzata sulla base del suo suv full electric “Mx-30”.
La nuova “Mx-30 R-Ev”, presentata nel Gennaio scorso in occasione del salone dell’auto di Bruxelles, viene in effetti propulsa da un sistema basato sull’abbinamento di un motore rotativo da 830 centimetri cubi compresso a quasi 12 punti a uno ed erogante circa 74 cavalli con un’unità elettrica capace di circa 125 chilowatt di potenza, 170 cavalli equivalenti, di tipo sincrono a magneti permanenti. Tale unità è quella che provvede nel concreto a muovere l’auto in quanto il motore rotativo aziona solo il generatore che alimenta un pacco batterie da circa 18 chilowattora di capacità e operante a 355 volt di tensione.
Il gruppo è ricaricabile sia da fermo sia in marcia se il driver decide di muoversi in modalità “Ricarica” e assicura circa 85 chilometri di autonomia in full electric. A tale distanza si somma poi quella percorribile facendo funzionare il motore rotativo e sfruttando la capacità del serbatoio benzina di 50 litri. Marciando in tali condizioni l’autonomia finale si posiziona attorno ai 600 chilometri con un consumo di benzina dichiarato di oltre sei litri e mezzo di carburante ogni cento chilometri. Non poco per un’auto ibrida che oltretutto vede la sua velocità massima fermata a 140 chilometri/ora.
C’è da dire che “Mx-30 R-Ev” non si propone con connotazioni sportive essendo piuttosto un confortevole suv famigliare a trazione anteriore, connotazione ben diversa da quella che potrebbe caratterizzare una eventuale ibrida sportiva progettata sulla falsariga del prototipo Mazda “Rx-Vision” proposto nel 2015 e fonte di numerosi brevetti 14 dei quali depositati in tempi recenti. Quando apparve “Rx-Vision” venne considerato da diversi media di settore solo una di specchietto per allodole con finalità fieristiche ma proprio il deposito dei recenti brevetti dimostra che invece Mazda molto sta lavorando per trasfromare il suo concept in una berlinetta di serie mossa da un sistema ibrido che si ipotizzava basato sul nuovo sei cilindri diesel da tre litri e 300 centimetri cubi erogante 200 o 249 cavalli di potenza presentato lo scorso anno in occasione del lancio del modello mild-hybrid “Cx-60”.
In realtà le cose potrebbero andare diversamente. Mazda ha infatti depositato negli Stati Uniti ulteriori brevetti relativi a una sua visione dell’ibrido range extended basata sull’abbinamento di un gruppo termico di tipo Wankel con tre motori elettrici sincroni a magneti permanenti, uno dei quali abbinato al Wankel per fungere sia da propulsore sia da generatore di corrente e due inseriti nei mozzi o comunque collegati ad essi per azionare le ruote anteriori.
Il sistema opererebbe quindi per via diretta, cioé meccanicamente e mediante un transaxle specifico, sulle ruote posteriori e per via elettrica su quelle anteriori, schema che oltre a realizzare un sistema di trazione di tipo integrale permetterebbe anche di gestire la trazione anteriori in termini di torque vectoring così da enfatizzare stabilità e maneggevolezza. Mazda non si è sbilanciata più di tanto a livello di dati tecnici affermando solo che i due motori che muovono le ruote anteriori erogano 17 chilowatt ciascuno, mentre il terzo motore ne erogherebbe 25. In totale un’ottantina di cavalli equivalenti cui si devono però sommare quelli erogati dal Wankel. Mazda non ha diramato informazioni in tal senso ma se l’unità fosse simile a quella installata sulla nuova “Mx-30 R-Ev” darebbe luogo a una potenza totale di 154 cavalli, prestazione molto vicina a quella proposta dal due litri che muove la versione top di gamma di Mazda “Mx-5”, altra vettura che si sa essere in procinto di vedere la sua ennesima generazione che la Casa ha già annunciato quale ibrida.
Da evidenziare, sempre relativamente all’ultimo brevetto Mazda, anche il ricorso a pacchi batterie modulabili nella tensione. I pacchi sono due, operano a 48 volt ciascuno e in condizioni di funzionamento standard, cioè quando non sono richieste le massime prestazioni, si connettono fra loro sulla base di uno schema in parallelo. Se invece il guidatore chiede prestazioni elevate la connessione fra i due pacchi passa a serie per una tensione di lavoro di 96 volt. Secondo Mazda ciò permette di avere sempre la tensione di lavoro più appropriata e, soprattutto, di ridurre al minimo i cablaggi di alte tensione, a tutto favore del peso, della sicurezza e dei costi.
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Titolo: Motori Wankel Mazda, ritorno alle origini
Autore: Redazione