Editoriale di Furio Oldani – Macchine Motori 86
Dopo nove mesi di indagini, il 12 Giugno scorso la Commissione europea ha preso atto degli ingenti aiuti che il Governo cinese riconosce ai suoi costruttori di auto elettriche, vere e proprie regalie che permettono ai marchi del Celeste Impero di vendere in Europa al di sotto del prezzo di produzione. Da qui la decisone di imporre dazi aggiuntivi e variabili fra il 17 e il 38 per cento circa a quello in essere del dieci per cento. La misura scatterebbe dal 4 Luglio e dato che si sta scrivendo il 18 Giugno al momento non è possibile sapere se sarà effettivamente introdotta o meno. Ciò anche a causa del solito contrapporsi fra gli interessi economici e politici dei singoli Stati e quelli continentali. La Germania ha in effetti visto le proprie industrie automobilistiche stringere numerosi accordi con la Cina per delegare a quel Paese le proprie produzioni, mentre sarebbe contraria ai dazi per motivi politici l’Ungheria.
Spagna e Italia sarebbero invece favorevoli ai dazi, mentre non ha le idee chiare la Francia.
Ufficialmente sarebbe a favore dei dazi assieme a diversi Paesi Nordici, ma al suo interno sarebbe contrario il gruppo Stellantis. Al di là di come andranno a finire le cose, si sta in definitiva assistendo a una ennesima farsa che conferma quanto sia lontana al momento la possibilità che in futuro gli Stati Europei possano unirsi per dar vita a una Federazione Comune che tuteli i loro interessi. A tutti va bene l’idea del libero commercio, della libera circolazione di persone e cose e della moneta unica, ma a nessuno sta bene l’idea contraria di perdere parte della propria sovranità per trasferirle a un’organizzazione politica superiore. La cosa ci sta intendiamoci. A differenza degli Stati Uniti che hanno solo 248 anni di storia e che sono nati proprio dall’aggregazione dei primi 13 Stati, i Paesi Europei vantano tradizioni storiche millenarie che si sono sempre evolute nel tempo all’insegna di due concetti base, la conquista e l’indipendenza. Per secoli gli Europei si sono combattuti per conquistare le terre altrui e per secoli gli aggrediti si sono difesi in nome della loro indipendenza. Tali pulsioni oggi non si sono affatto assopite e se è vero che non ci si combatte più con le armi è altrettanto vero che gli antagonismi persistono a livello economico. Forse sarebbe il caso di prendere atto di tale situazione e accettare la realtà smettendola di voler unificare l’iunificabile mediante norme tese a raggiungere obiettivi non condivisi che la gente comune percepisce quali atti di velleitario dirigismo. Quanto sopra in attesa che il succedersi delle nuove generazioni faccia maturare quel concetto di unità socio-politica continentale oggi ancora irraggiungibile.
Titolo: La Cina è vicina, l’Europa no – L’Editoriale