1968. Salone motociclistico di Tokio. Honda presenta la sua nuova “Cb 750 Four” e un attimo dopo l’industria motociclistica mondiale scopre di essere tecnologicamente arretrata di dieci anni rispetto alla Casa giapponese. I contenuti della moto erano in effetti sorprendenti se confrontati con quelli proposti dalla diretta concorrenza, tant’è che l’espressione più gettonata dai giornalisti in loco per sintetizzarli fu “è atterrata un’astronave”. Non la pensavano allo stesso modo gli addetti ai lavori che, guardando la nuova nata, la giudicarono “troppo avanti” ipotizzando che “non sarà mai costruita”. In realtà la moto era già in linea e a lei si affiancarono poi altre “astronavi” prodotte da Yamaha, Kawasaki e Suzuki che nel volgere di pochi mesi sovvertirono in maniera radicale gli equilibri di mercato arrivando a costringere alcuni governi occidentali fra i quali l’Italia a varare Leggi protezionistiche per permettere la sopravvivenza dei costruttori locali. Di fatto era accaduto che i Giapponesi dopo aver trascorso anni a copiare le moto europee avevano deciso di aver acquisito abbastanza esperienze per poter camminare da soli e le avevano messe in campo. Lo stesso sembra ora stia accadendo in altri comparti produttivi per quanto riguarda i costruttori cinesi. Anche in questo caso dopo aver passato anni a imitare i prodotti occidentali, trend che peraltro in alcuni casi non si è ancora esaurito, sta succedendo che alcuni di loro han fatto tesoro delle competenze maturate e si sono lanciati in produzioni di qualità offrendole a prezzi proibiti alle aziende europee e statunitensi.
Un esempio in tal senso la nuova berlina sportiva “Su7” messa a punto dalla divisione auto del gruppo Xiami, una realtà produttiva per la quale il Gruppo ha stanziato la bellezza di dieci miliardi di dollari spalmati in un decennio dopo aver già investito nella fase iniziale di ricerca e sviluppo più di un miliardo e 300 milioni di euro impegnando un team composto da oltre tremila e 400 ingegneri e più di un migliaio di esperti tecnici in settori critici. Secondo la Casa la vettura punta a ridefinire verso l’alto insieme dei software e delle applicazioni che collaborano alla digitalizzazione di una vettura accelerando quel processo di sviluppo che sta portando i veicoli elettrici a interagire con l’elettronica di consumo dando luogo a sistemi intelligenti. Da qui l’idea di proporre un’auto che non sia un prodotto a se stante, ma uno dei pilastri alla base di un sistema integrato che Xiaomi ha definito “Human x Car x Home” e sul quale punta per diventare uno dei primi cinque produttori mondiali di autovetture. Un obiettivo ambizioso, ma che può essere raggiunto se la concorrenza non si darà da fare per contrastare le innovazione proposte da “Su7”, concentrabili in cinque settori chiave: i motori elettrici, le batterie, il sistema di produzione e le tecnologie di guida autonoma e gestione.
A ciascun settore sono stati dedicati specifici approfondimenti in queste stesse pagine e tutti concorrono a realizzare una filante berlina dal design slanciato e snello nonostante sia caratterizzata da dimensioni ragguardevoli. E’ infatti lunga poco meno di cinque metri e larga quasi due a fronte di un’altezza limitata a 144 centimetri, parametro quest’ultimo che molto concorre a realizzare un coefficiente di penetrazione aerodinamico di stampo quasi aereonautico, zero 195. Il passo di tre metri la porta a manovrare sulla base di un diametro di sterzata di poco inferiore agli undici metri e mezzo e all’interno di tali misure sono realizzati oltre ai cinque posti che alloggiano driver e ospiti anche due bagagliai, uno anteriore e uno posteriore da 622 litri di capacità totali. Da segnalare a livello di carrozzeria il tetto panoramico di vetro schermato contro i raggi ultravioletti avente una superficie di oltre cinque metri quadrati e la gestione attiva dell’aerodinamica e del rollio modulabile sia sulla base di standard pre-impostati sia mediante modalità personalizzabili. Due le versioni previste, siglate “Su7” e “Su7 Max”, con la prima propulsa mediante un solo motore elettrico da 299 cavalli e 400 newtonmetro di coppia che agisce sulle ruote posteriori operando a 400 Volt di tensione. E’ alimentato da una batteria da circa 74 chilowattora che assicurerebbe un’autonomia di 668 chilometri calcolati secondo le norme cinesi Cltc. La versione “V8” dispongono invece di due motori, quindi di un sistema di trazione di tipo integrale, da 673 cavalli di potenza complessiva che permettono alla vettura di accelerare da fermo a cento chilometri/ora in meno di tre secondi. La batteria da 101 chilowattora assicura inoltre 800 chilometri di autonomia Cltc risultando ricaricabile da colonnine di elevata potenza in cinque minuti per 220 chilometri e in dieci minuti per 390. A fermare il tutto provvedono freni Brembo a quattro pistoncini, mentre la sicurezza dovrebbe essere garantita oltre che una miriade di sistemi di assistenza alla guida anche dalle cinque stelle conquistate nei test dei principali enti certificatori, Euro Ncap compreso.
Due unità, tre versioni
Xiaomi ha presentato i motori elettrici “HyperEngine V6”, “V6S” e “V8”, tre unità allestite sulla base di tecnologie innovative, in primis il raffreddamento completo bidirezionale dell’olio, il design del circuito dell’olio a forma di “S” e il design sfalsato delle laminazioni in acciaio al silicio. Il più prestazionale, “HyperEngine V8” lavora a una velocità massima di 27mila e 200 giri al minuto sviluppando una potenza di 425 chilowatt e una coppia di picco di 635 newtonmetro, prestazioni raggiunte grazie alla prima piastra di acciaio al silicio ultraresistente del settore con una resistenza alla trazione di circa 98 chili per centimetroquadro, secondo la Casa il doppio dell’attuale media del comparto. Come accennato il motore è inoltre raffreddato a olio, in maniera bidirezionale per lo statore con circuito a doppio ciclo che raddoppia l’area di dissipazione del calore e con schema a “S” per il rotore, soluzione che aumenta l’area di dissipazione del calore del 50 per cento. Inoltre, i lamierini dello statore di acciaio al silicio presentano un design sfalsato e a gradini che aumenta ulteriormente l’effettiva area di dissipazione del calore di un ulteriore sette per cento. I motori elettrici “HyperEngine V6” e “V6s” lavorano invece a una velocità di rotazione di 21mila giri al minuto con il primo che eroga una potenza massima di 299 cavalli e una coppia massima di 400 newotnmetro e il secondo che alza la potenza a 374 cavalli e la coppia massima a 500 newtonmetro.
Batteria a celle invertite
Xiaomi ha sviluppato autonomamente una tecnologia della batteria di tipo “Ctb”, “Cell to body”, che prevede l’installazione diretta delle batterie nel pianale sfruttandone la resistenza strutturale e integrandole nel design complessivo della carrozzeria del veicolo. Le celle della batteria e l’intero pacco formano quindi una struttura simile a un nido d’ape che funge da elemento stressabile della scocca. Le batterie sono inoltre a celle invertite con strato intermedio elastico multifunzionale di protezione e presentano un sistema di cablaggio minimalista. Secondo Xiaomi rispetto ad altre analoghe soluzioni propongono un miglioramento delle prestazioni complessive superiore di oltre 24 punti percentuali, una riduzione dell’altezza di 17 millimetri, una capacità massima della batteria fino a 150 chilowattora e un’autonomia teorica in ciclo Cltc superiore ai mille e 200 chilometri. Numerose le soluzioni tese a garantire l’affidabilità del gruppo, a partire dal robusto sistema di protezione fisica a 14 strati distribuiti in misura di tre strati sul supporto superiore, tre laterali e otto inferiori. Il gruppo è inoltre raffreddato ad acqua anche su entrambi i lati per un’area di raffreddamento di quasi otto metri quadrati, mentre i lati delle celle sono isolati da 165 pezzi di materiale isolante aerogel, in grado di resistere a temperature fino a mille gradi centigradi. Scariche e ricariche sono inoltre pilotate da un sistema di gestione che comprende tre monitoraggi e allarmi di fuga termica indipendenti e un sistema di allarme precoce operante 24 ore su 24. Ogni batteria Xiaomi viene infine sottoposta a più di mille verifiche e ai più severi test di sicurezza per assicurare uno standard di durata di 96 volte superiore allo standard internazionale dei test di durabilità.
Una botta e via
Fra i segreti alla base delle performance di Xiaomi “Su7” ci sono il sistema di produzione della scocca “Hyper Die-Casting T9100” e la lega “Xiaomi Titans Metal”, soluzioni sviluppate in autonomia che la Casa vanta quale unico produttore di automobili che effettua contemporaneamente ricerche autonome sia sulla pressofusione di grandi dimensioni sia sui materiali. L’impianto di pressofusione copre un’area di 840 metri quadrati e opera congiuntamente a un sistema di controllo della qualità in grado di completare le ispezioni dei singoli pezzi in meno di due secondi per un’efficienza dieci volte superiore rispetto all’ispezione manuale. Giovandosi di tali soluzioni la Casa riesce a realizzare un sottoscocca posteriore che integra 72 componenti in uno, a diminuire il peso complessivo dell’auto del 17 per cento e a ridurre le ore di produzione del 45 per cento. Concorrono a tali obiettivi anche la lega “Xiaomi Titans Metal” ad alta resistenza, alta resilienza e trattabile termicamente e il “Sistema di simulazione delle prestazioni multi-materiale” che seleziona la formula ottimale della lega tra oltre dieci milioni di possibilità, garantendo una perfetta combinazione di resistenza, resilienza e stabilità.
Con Xiaomi “Su7” guida autonoma di classe 3
Forte di grandi competenze nel campo dei software intelligenti, Xiaomi ha introdotto su “Su7” tre tecnologie che permetteranno alle vetture di proporre sistemi di guida autonoma di classe 3. La prime tecnologie è “Adaptive Bev”, basata su diversi algoritmi di percezione degli scenari in cui opera l’auto oltre che su una griglia di percezione avente una granularità minima di cinque centimetri e una massima di venti a fronte di un raggio di riconoscimento che va da cinque centimetri a 250 metri. Ne deriva una percezione ampia e profonda degli scenari urbani, una visione estesa degli scenari ad alta velocità e una grande precisione negli scenari di parcheggio. Altra tecnologia “road-mapping”. Non solo riconosce in tempo reale le condizioni stradali permettendo all’auto si muoversi sempre su traiettorie ottimali, ma può anche affrontare interazioni complesse senza fare affidamento su mappe ad alta definizione grazie a un sistema di auto-apprendimento. La tecnologia “Super-Res Occupancy Network” concorre invece al riconoscimento degli ostacoli, ivi compresi quelli irregolari. Rispetto alle reti tradizionali che interpretano gli ostacoli come blocchi, algoritmo vettoriale di Xiaomi simula tutti gli oggetti visibili come superfici curve continue migliorando la precisione del riconoscimento fino a dieci centimetri. Una funzione di riduzione del rumore elimina i disturbi indotti da pioggia e neve mentre il modello di rilevamento e processo decisionale end-to-end basato su software di intelligenza artificiale agevola i parcheggi automatizzati permettendo di sfruttare la soluzione anche nei parcheggi a più piani che prevedono l’uso di ascensori. Per far funzionare tutto ciò “Su7” si affida a due chip “Nvidia Orin” di alte prestazioni e a un hardware di percezione che include un LiDarR, undici fotocamere ad alta definizione, tre radar a onde millimetriche e dodici radar a ultrasuoni.
Anche la cabina intelligente
Per le sue berline “Su7” Xiaomi ha introdotto un’architettura di interazione “incentrata sull’uomo” basata su una console centrale ad alta definizione da oltre 16 pollici di diagonale, su un display head-up da 56 pollici di larghezza, su un cruscotto rotante da oltre sette pollici e su due supporti di estensione dello schienale che consentono il montaggio di due dispositivi tablet. Uno specifico chip “Snapdragon 8295” pilota il tutto arrivando ad asservire fino a cinque diversi schermi. Ne deriva un’esperienza interattiva simile a quella dei tablet che facilita l’approccio degli occupanti la vettura con i sistemi di bordo. Il sistema operativo si avvia in meno di due secondi dallo sblocco della portiera e si collega in automatico agli smartphone rilevati nell’abitacolo. Le applicazioni presenti negli smartphone possono poi essere aggiunte alla console dell’auto, trasformandole istantaneamente in applicazioni per auto. In termini di integrazione hardware la vettura supporta oltre mille dispositivi domestici intelligenti consentendone il rilevamento automatico, l’accesso senza password e la possibilità di impostare scenari di automazione.