Nel 1948, in una segheria della Carinzia ubicata a Gmünd in Kärnten, in Austria, il settore automotive visse una delle sue più grandi evoluzioni. Mentre Ferdinand Porsche era appena rientrato dalla Francia dopo una detenzione di due anni indotta dall’accusa di presunti crimini di guerra, stratagemma utilizzato in realtà dai transalpini per estorcere denaro e progetti alla famiglia, il figlio, anche lui chiamato Ferdinand ma noto col nomignolo “Ferry”, sviluppò in gran segreto la prima vettura sportiva stradale a marchio Porsche.
Porsche “Vision 357”
La nascita di una delle aziende più prestigiose del panorama motoristico mondiale si lega in effetti alla realizzazione dell’iconica Porsche “356”, così ribattezzata dal numero del progetto portato avanti da Ferry Porsche. Oggi, a 75 anni di distanza, la Casa tedesca celebra l’anniversario dei tre quarti di secolo di vita con il concept “Vision 357” che mira a rendere omaggio alla storia del Marchio e contemporaneamente a declinarne gli stilemi verso il futuro prossimo.
Porsche “Vision 357” non è però un semplice esercizio di stile, quanto piuttosto un esempio concreto di come coniugare in modo armonioso tradizione e innovazione. Per fare ciò, i tecnici della Marchio hanno peraltro rinunciato volutamente allo scontato utilizzo della propulsione elettrica che sembra essere diventata l’irrinunciabile tratto distintivo di tutti i progetti di stampo futuristico, per rimanere invece ancorati all’eccellenza motoristica a ciclo otto che fin dal 1948 è alla base del successo delle vetture sportive Porsche. Sotto una forma monolitica caratterizzata da un abitacolo stretto e da spalle larghe che richiamano espressamente le linee della “356”, “Vision 357” è infatti basata sulla piattaforma e sulla meccanica della supersportiva “718 Cayman Gt4 Rs”, da cui mutua il propulsore boxer aspirato a sei cilindri, da quattro litri di cubatura e tarato a 500 cavalli di potenza massima, che in un’ottica di modernità i tecnici Porsche hanno modificato per funzionare con i carburanti sintetici, i cosiddetti “eFuel”.
Porsche Vision 357 tra tradizione e innovazione
Il già citato connubio tra tradizione e innovazione, volto a simboleggiare come Ferry Porsche avrebbe potuto realizzare oggi una show-car, ossia libera dai vincoli normativi e di omologazione, per mostrare le potenziali espressioni della filosofia di design della Casa di Stoccarda.
Proprio per tale ragione, il parabrezza avvolge i montanti anteriori quasi a formare una visiera virtuale, evolvendo in chiave contemporanea uno degli stilemi Porsche, così come le maniglie delle portiere nascoste, i gruppi ottici realizzati con punti di luce annegati nella carrozzeria, i cerchi di magnesio da 20 pollici con coperture aerodinamiche di carbonio e il cofano anteriore a sgancio rapido mirano a raccordare i dettagli stilistici del concept con gli elementi funzionali della progenitrice “356”. Un ulteriore richiamo a quest’ultima è infine il motivo della griglia nella parte posteriore in cui trova posto il terzo faro e che si estende in senso verticale dalla base del lunotto al labbro superiore del generoso estrattore dell’aria, dal quale fuoriescono i due grandi tubi di scarico.
L’eccellenza della combustione interna
Custode di una tradizione motoristica d’eccellenza, Porsche ha volutamente rinunciato a ogni forma di elettrificazione durante lo sviluppo di “Vision 357” per sottolineare come la propulsione endotermica sia ancora un elemento chiave per le vetture supersportive.
Proprio per questo motivo la scelta è ricaduta sul più evoluto propulsore di derivazione motorsport del Marchio tedesco, quello appositamente sviluppato dai tecnici Porsche per equipaggiare il modello “718 Cayman Gt4 Rs”. Si tratta di un sei cilindri aspirato in architettura boxer da quattro litri di cubatura in grado di erogare fino a 500 cavalli di potenza e 448 newtonmetro di coppia, prestazioni al cui raggiungimento molto concorrono valvole azionate da bilancieri rigidi che non richiedono la regolazione idraulica del gioco. Ciò assicura in effetti la massima resistenza del treno valvole anche nelle condizioni più impegnative, come quando l’intervallo di regime è utilizzato frequentemente, obiettivo cui guarda anche la presenza del sistema “VarioCam” che adatta con precisione la regolazione dell’albero a camme al regime e alle condizioni del carico motore. Dall’esperienza maturata nel motorsport deriva anche la valvola a farfalla individuale, quindi dedicata a ciascun cilindro, collocata alla fine del sistema di aspirazione a risonanza variabile per migliorare l’apporto di aria e la sua quantità in un’ottica di maggior reattività del motore.
La collocazione delle sei valvole a farfalla nelle immediate vicinanze delle rispettive valvole di aspirazione crea infatti una quasi totale assenza di aria tra le due componenti così da permettere al motore di rispondere ai comandi dell’acceleratore senza alcun ritardo, fermo restando il fatto che la valvola a farfalla centrale rimane comunque come soluzione di riserva, ma in condizioni di marcia normali resta permanentemente aperta. Ne deriva quindi un’elevata efficienza termodinamica anche agli alti regimi, complice la presenza di un sistema di lubrificazione a carter secco con serbatoio dell’olio separato che, attraverso sette stadi di aspirazione complessivi, riporta l’olio motore rapidamente al serbatoio esterno, mentre i cuscinetti di biella fortemente sollecitati sono lubrificati direttamente tramite la pompa dell’olio attraverso l’albero motore.
Titolo: Con Porsche “Vision 357” la Casa tedesca celebra i tre quarti di secolo
Autore: Redazione