Nel 2011 inventò “FlyBord”, il sistema di tubi ed erogatori jet che se collegato a una moto d’acqua permette di alzarsi in volo sopra la superficie liquida e di eseguire le più spericolate acrobazie. I tubi però lo vincolavano e così nel 2016 Franky Zapata, ex campione francese di moto d’acqua, decise di liberarsene affidando la propulsione della piattaforma “FlyBoard” a una serie di turbine e gas.
Nacque così la piattaforma volante “FlyBoard Air” cui più recentemente si è affiancato il sistema “JetRacer”, una sorta di poltrona anatomica derivata dal racing automotive in grado di volare fino a tre mila metri di quota e a oltre 200 chilometri/ora grazie a dieci piccole turbine a reazione.
“Airscooter”, l’idea di Zapata
Pesante solo 80 chili e in grado di portarne altri 90, “JetRacer” poteva essere gestita anche da persone meno atletiche e sportive di Kranky Zapata, ma l’esposizione plein air del pilota, la reattività del sistema di propulsione, l’autonomia di soli dieci minuti e il consumo di otto litri/minuto di carburante jet rendevano il sistema fine a se stesso.
Da qui l’idea di sostituire i motori a reazione con unità ibride dal carattere meno irruente dei jet e meno esose nei consumi proteggendo anche il pilota da aria e intemperie mediante una sorta di confortevole capsula ovoidale monoposto.
Nacque così “AirScooter”, un “Vtol”, “Vertical Take-Off and Landing”, conforme alla normativa “Part 103” di Federal Aviation Authority, l’Ente che negli Stati Uniti disciplina il volo, e quindi utilizzabile senza licenza di pilota in quanto “aereo ultraleggero”. Presentato in occasione dell’evento “VivaTech” di Parigi svoltasi nel Giugno scorso, “AirScooter” si propone di alleggerire il futuro traffico urbano proponendosi quale mezzo di trasporto individuale volante pilotato per via elettronica.
Mosso da dodici eliche azionate da otto motori elettrici a loro volta alimentati da quattro motori endotermici, il veivolo può raggiungere una velocità massima di cento chilometri/ora, alzarsi fino a quattromila metri di quota e volare per un paio d’ore consumando solo una ventina di litri di benzina.
Come accennato, la gestione delle traiettorie e della stabilità sono delegati a un controller di volo fly-by-wire e a un sistema gps, cosa che non impedisce però al pilota di gestire anche manualmente il veivolo come se fosse un drone mediante un joystick capacitivo. Da segnalare che per sviluppare il sistema di propulsione, per il quale al momento non sono state diramate informazioni tecniche specifiche, Zapata Air, star up francese fondata ad hoc da Franky Zapata, ha collaborato con Onera, un laboratorio aerospaziale francese, e con l’Agenzia francese per la Difesa.
Titolo: “AirScooter”, l’uovo di Zapata per alleggerire il traffico urbano
Autore: Redazione