Nove chilowatt, poco più di 12 cavalli. Una potenza in linea con il profilo di missione di uno scooter destinato a utilizzi urbani, ma che potrebbe sembrare inadeguata per connotare una moto sportiva come risultano essere le Kawasaki serie “Z”.
A maggior ragione se i nove chilowatt di cui sopra sono fruibili solo per brevissimi periodi di tempo risultando ridotti a cinque nell’uso continuativo. Gli standard prestazionali abbracciati da Kawasaki per il lancio delle sue due prime moto elettriche non si possono in definitiva definire entusiasmanti alla luce della fama sportiva del Marchio e proprio per questo si fa concreta l’ipotesi che la Casa più che a un allargamento di gamma abbia voluto pensare a un test allargato condotto su strada direttamente dal cliente finale, una sorta di prova generale tesa a verificare possibilità e problematiche delle moto elettriche, in primis i discorsi legati all’autonomia.
Moto, primi passi nell’elettrico di Kawasaki
Nel caso specifico i due modelli, denominati “E1” e “Ze1”, sono equipaggiati con motori a magneti permanenti raffreddati ad aria alla cui alimentazione provvedono due pacchi batterie agli ioni di Litio da circa un chilowattora e mezzo di capacità l’uno e ricaricabili oltre che in marcia, nelle fasi di decelerazione, direttamente da rete, tramite una presa posta sotto la sella o estraendoli dalla moto. I tempi di ricarica da zero al cento per cento sono di poco superiori alle tre ore e mezza e l’autonomia totale è di 72 chilometri.
Anche in questo caso un numero che potrebbe far arricciare il naso ai motard incalliti, ma si deve pensare che le moto sono equiparabili a dei 125 centimetri cubi e avanzano profili di missione molto legati ai touch-and–go quotidiani su brevi distanze. L’autonomia in tale ottica risulta adeguata, esattamente come la velocità massima raggiungibile di 85 chilometri/ora viaggiando con il riding modo settato in modalità “Road” e di 60 chilometri/ora in modalità “Eco”. Due anche le modalità di accelerazione. Su entrambi i modelli è infatti disponibile sotto la manopola destra un pulsante “e-Boost” che se schiacciato permette di usufruire per 15 secondi dei nove chilowatt di potenza massima erogati dal motore, tempo sufficiente per effettuare in sicurezza e velocemente un eventuale sorpasso.
Fra le modalità d’uso anche quella chiamata “Walk” che consente di muovere la moto a passo d’uomo fino a una velocità di cinque chilometri/ora per facilitare le manovre da fermo mentre è da segnalare l’assenza di un qualsiasi cambio essendo il gruppo di motopropulsione interfacciato direttamente con le ruote tramite una tradizionale trasmissione a catena. Quanto sopra a fronte di masse di circa 135 chili e di un’altezza da terra della sella di soli 785 millimetri, altri due parametri che attestano la volontà da parte di Kawasaki di realizzare due veicoli facili da gestire e ad uso urbano.
Analoga base costruttiva
“E1” e “Ze1” sono realizzate sulla base di telai a traliccio d’acciaio collegati anteriormente a una forcella con steli da 41 millimetri di diametro e posteriormente a un monoammortizzatore a gas con regolazione del precarico molla. I pneumatici sono da 17 pollici di diametro sia davanti sia dietro a differenza dei freni a disco da 290 millimetri sull’anteriore con pinza a doppio pistoncino e da 220 sul posteriore.
Le due moto si differenziano fra loro soprattutto per la presenza di una semicarena sul modello “Ze1” e dunque sono identiche anche a livello di strumentazione è interamente digitale e il display a colori che funge da cruscotto offre la possibilità di connettersi alla moto in modalità wireless con il proprio smartphone. Non dichiarati per il momento i prezzi, la discriminante che assieme all’autonomia sta al momento limitando la diffusione della propulsione elettrica in tutti i settori della mobilità.
Le unità sono da 50,4 V e 30 Ah e quindi da circa 1,5 kWh e 11,5 kg ciascuna. La ricarica alla normale presa domestica da 0 a 100% avviene in 3,7 ore per batteria e l’autonomia combinata è indicativamente di 72 km.
Titolo: Moto, primi passi nell’elettrico di Kawasaki
Autore: Redazione